Psicologo scolastico: caratteristiche del profilo e utilità nel contesto formativo
Introduzione
Dopo diversi anni senza norme per disciplinare la professione, lo scorso settembre è stato approvato un protocollo di intesa tra il CNOP e il Ministero dell’Istruzione che autorizza e finanzia la presenza dello psicologo nelle istituzioni scolastiche sul territorio nazionale.
Nel seguente articolo approfondiremo la storia della psicologia scolastica, con un focus sulle competenze e le aree di intervento dello psicologo scolastico. Infine proporremo alcune riflessioni sulle recenti disposizioni istituzionali per la regolamentazione della professione.
1. Psicologo scolastico: cenni storici e origini della professione
La psicologia scolastica nasce come ambito di studi in Europa occidentale e negli Stati Uniti.
È nel 1910 che si inizia a parlare di psicologo scolastico, quando si afferma la necessità di introdurre degli psicologi nelle scuole per condurre delle valutazioni.
Negli Stati Uniti, nel 1948, viene fondata la divisione 16 dell’APA (American Psychological Association), dedicata alla psicologia scolastica. In quegli anni gli psicologi scolastici si occupavano principalmente di valutazioni psicodiagnostiche, allo scopo di identificare le difficoltà e i bisogni speciali dei bambini e dei ragazzi.
Nel 1969 viene fondata la NASP (National Associaton of School Psychologists) che, insieme all’APA, supporta la fondazione dell’International School Psychology Committee (ISPC), in seguito convertita in ISPA (International School Psychology Association).
Proprio in quegli anni gli esperti iniziarono a interrogarsi sulle caratteristiche del bagaglio formativo e professionalizzante che lo psicologo scolastico avrebbe dovuto possedere.
In particolare, i programmi offerti dovevano soddisfare gli Standards stabiliti dalla NASP e promuovere otto competenze fondamentali:
capacità relazionali e di collaborazione
consapevolezza della diversità e formulazione di servizi sensibili
competenze nell’utilizzo e nell’applicazione delle tecnologie
responsabilità professionale, legale, etica e sociale
capacità basata sui dati di prendere decisioni
capacità di intervenire sull’intero sistema (individui, gruppi, comunità)
capacità di promuovere lo sviluppo di capacità cognitive e accademiche e di promuovere benessere, abilità sociali, salute mentale e competenze di vita
Ad oggi, la tendenza ad uniformare gli standard di formazione e certificazione è rimasta invariata, con la particolarità che ogni Stato dell’Unione Europea può regolamentare liberamente le attività professionali e la formazione nell’ambito.
A livello europeo, i primi Paesi che hanno sviluppato servizi di psicologia scolastica sono stati Danimarca, Svezia, Regno Unito e Francia, i quali hanno integrato la psicologia all’interno di sistemi scolastici multidisciplinari e molto strutturati.
L’Italia, invece, è stata protagonista di una serie di manovre legislative che per molti anni non hanno trovato particolare diffusione o applicazione concreta.
Nel 1969, un Decreto del Presidente della Repubblica (D.P.R. 21 gennaio 1969, n. 242) integrava gli insegnamenti di psicologia scolastica all’interno dei Corsi di Laurea dedicati alle materie umanistiche e pedagogiche e la Riforma Sanitaria del 1978 stabilì la creazione di equipe delle Unità Sanitarie Locali (ex USL).
Negli anni ’90 si iniziò a prevedere l’ingresso dello psicologo nelle scuole tramite i CIC (Centri di Informazione e Consulenza) per attività di prevenzione, educazione e promozione della salute.
Sul piano operativo, i CIC si sono inseriti come sportelli di ascolto, luoghi dediti ad accogliere le problematiche riportate dagli studenti, non occuparsi direttamente delle dinamiche tra studenti e insegnanti.
In seguito, sono proseguite le iniziative per istituire la figura dello psicologo scolastico e nel 1997 la Legge Bassanini ha conferito alla scuola l’autonomia necessaria per poter richiedere l’attivazione di progetti da parte di liberi professionisti.
In Parlamento sono stati presentati diversi disegni di legge per l’istituzione dello psicologo scolastico che, per il momento, non hanno ricevuto un'approvazione ufficiale.
2. Caratteristiche del profilo formativo e dell’inquadramento professionale
Per quanto concerne la formazione nel settore, nel 2014 l’ISPA ha riformulato alcuni obiettivi e standard formativi, a cui le Università si sono uniformate.
In Italia, l’offerta formativa dei corsi di laurea magistrale prevede esami afferenti al settore disciplinare M-PSI/04 (psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione), ma anche conoscenze trasversali relative all’ambito M-PSI/01(psicologia generale), M-PSI/05 (psicologia sociale), M-PSI/06 (psicologia del lavoro e delle organizzazioni) e M-PSI/08 (psicologia clinica).
Nel panorama della formazione dello psicologo scolastico, infatti, vengono proposti prevalentemente percorsi settoriali e specialistici, per esempio master di II livello in psicologia scolastica con focus sulla psicopatologia dell’apprendimento.
Lo psicologo scolastico, invece, è chiamato a intervenire in modo articolato, ad essere attento alla complessità del “sistema” scuola, che è calato in un ampio contesto territoriale (enti locali, sistema sanitario) ed è composto tanto da singoli individui quanto da gruppi (classi, famiglie, docenti).
Per le caratteristiche del suo ruolo, è forse più corretto parlare di psicologo scolastico di comunità.
Lo psicologo scolastico di comunità lavora in rete, dialogando con la scuola e il territorio, opera in sinergia con tutti gli attori del contesto per promuovere salute e benessere, prevenire e contrastare fenomeni di rischio e sistematizzare buone prassi psicologiche.
Svolge attività di formazione, valutazione, diagnosi, sperimentazione e formulazione dell’intervento, attivazione di percorsi di prevenzione del disagio e di promozione del benessere e di verifica dell’efficacia, attività che possono confluire in progetti scolastici strutturati.
Più nello specifico, alcune delle attività di pertinenza dello psicologo scolastico sono:
valutazione e sperimentazione educativa e pedagogica
valutazione, diagnosi e supporto delle difficoltà relative alla motivazione, all’apprendimento e alla concentrazione degli alunni
valutazione e intervento per problemi relativi alla condotta
consulenza per il personale scolastico
formazione, sensibilizzazione e supporto per gli insegnanti nella gestione della classe e nella mediazione con le famiglie
sportello di ascolto e sostegno psicologico per studenti, genitori e docenti
attivazione di percorsi di integrazione scolastica e di lotta alla marginalità sociale
prevenzione dell’abbandono e della dispersione scolastica
prevenzione, valutazione e intervento di peculiari dinamiche sociali e di conflitto (per esempio, bullismo e cyberbullismo)
attività di counseling e orientamento alle scelte scolastiche e professionali.
Dalla scuola dell’infanzia all’università, i contesti di intervento sono connotati da specificità che richiedono allo psicologo scolastico di comunità di adattare le proprie competenze.
In diverse realtà europee, lo psicologo scolastico ha un ruolo significativo nel supportare il sistema educativo e viene considerato un dipendente dello stato o dell’ente locale di riferimento, e per questo stipendiato con un salario. In alternativa, il compenso può derivare da enti esterni alle scuole o privati finanziati dal pubblico.
In Italia, a partire dal Protocollo di intesa firmato ad ottobre 2020, si prevede l’attivazione sistematizzata di specifici bandi per l’assegnazione degli incarichi e di stanziare risorse economiche valide per tutto l’anno scolastico.
3. Un Protocollo di intesa disciplina l’assistenza psicologica nelle scuole in Italia
Come anticipato, in Italia l’attività professionale dello psicologo scolastico è stata portata avanti sotto forma di iniziativa autonoma da parte dei professionisti e delle scuole che sceglievano di inserire collaborazioni e progetti a termine all’interno dei piani triennali dell’offerta formativa.
Dopo molti anni senza una regolamentazione ufficiale, durante i quali sono stati creati gruppi di lavoro adibiti al dibattito sul tema della psicologia scolastica, le recenti difficoltà dovute alla pandemia da Covid-19 hanno favorito il dialogo tra e con le istituzioni.
Lo scorso maggio, una prima iniziativa del CNOP (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi) si è concretizzata nell’ipotesi di finanziare servizi di supporto psicologico nelle scuole per la ripartenza dell’anno scolastico 2020/2021 (Legge 17 luglio 2020, n. 77, articolo 231).
Ad agosto, nel Protocollo di intesa dedicato all’avviamento dell’anno scolastico, è stato raggiunto un primo effettivo accordo (articolo 6 del Decreto Ministeriale del 6 agosto 2020), da cui a settembre è derivato il Protocollo di intesa tra CNOP e Ministero dell’Istruzione, volto ad attivare l’assistenza psicologica delle istituzioni scolastiche a livello nazionale.
Il Protocollo, firmato ad ottobre 2020, autorizza e legittima la presenza dello psicologo nelle scuole attraverso l’emanazione di bandi di reclutamento, supportata da adeguate risorse economiche valide per tutto l’anno scolastico.
Il CNOP si è attivato anche per produrre delle linee guida per i professionisti reclutati, per orientare agli strumenti più consoni per lo svolgimento della professione, che saranno divulgate attraverso attività di formazione organizzate dal MIUR.
Infine, per garantire la realizzazione degli accordi, è prevista l’attivazione di un dialogo costante tra gli uffici scolastici e i consigli dell’Ordine degli Psicologi territoriali.
Si invita alla lettura del testo del Protocollo per conoscere i requisiti professionali richiesti per essere selezionati.
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Gdl Psicologia scolastica - ricerca, consulenza, intervento
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Marina Morgese, Firmato il Protocollo per l'assistenza psicologica nelle scuole tra Ministero dell'Istruzione e Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, 14 ottobre 2020
Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, La Psicologia nella scuola: un passo avanti decisivo - Approvato il Protocollo CNOP/Ministero Istruzione, 28 settembre 2020