Personalità e disturbi di personalità: significato, caratteristiche, modelli di riferimento
Introduzione
All'interno dell’articolo verrà definito con chiarezza il concetto di personalità e saranno elencati i principali disturbi ad essa correlati, secondo la classificazione fornita dal DSM-5. Saranno infine approfonditi i principali modelli teorici di riferimento, quello delle 16 dimensioni e quello dei 5 tratti, alla base di molti test psicometrici.
1. Cos'è la personalità
Secondo il DSM-5, la personalità costituisce il nucleo duraturo dell’esperienza e dell’identità e, allo stesso tempo, determina il modo in cui la persona percepisce e si relaziona con il mondo che la circonda.
Essa è una caratteristica fondamentale, comune a tutti gli individui, che influisce sulle attitudini, le capacità, il comportamento umani, tanto a livello individuale, quanto a livello sociale.
La personalità è stabile nel tempo? Questa domanda è stata oggetto di molti studi e ricerche scientifiche riferite all'approccio nomotetico, condotti a partire dagli anni ‘80 fino ai giorni nostri.
Se dalle prime analisi era emerso un certo grado di stabilità della personalità umana nel corso della vita, alcuni studi più recenti sembrano mettere in luce la possibilità di una non conformità tra la personalità di un individuo in età adolescenziale e in età avanzata. Altre ricerche in questo campo hanno evidenziato sostanziali variazioni nella struttura dell’ippocampo. I neuroni che si attivano insieme, rimangono collegati per il resto della vita.
Alla luce di ciò, sembrerebbe che, potenzialmente, ogni nuova esperienza rappresenti per l’uomo una possibilità di cambiamento. Per maggiori approfondimenti su questi aspetti si rimanda all'intervista 5 domande sulla Personalità al Prof. Marco Pacifico.
2. Disturbi della personalità: cosa e quali sono (secondo il DSM-5)
I disturbi della personalità sono classificati dal DSM-5 in quattro domini di base, ognuno definito in base a due componenti fondamentali:
GRUPPO A: stravaganza-eccentricità. Include condotte apparentemente eccentriche, con tendenza alla diffidenza e all'isolamento;
GRUPPO B: drammatizzazione-emotività. Include intense ed estreme risposte emotive, egocentrismo, comportamenti drammatici;
GRUPPO C: ansia-paura. Include scarsa autostima, timore e ansia.
ALTRI DISTURBI: sostitutivi del disturbo di personalità NAS.
Ognuno di questi gruppi contiene in sé le singole varianti della categoria “Disturbi di personalità”, per l’esattezza tredici:
GRUPPO A:
Paranoide: comportamenti diffidenti, pensiero sospettoso, forte credenza di poter essere ingannati o manipolati dagli altri
Schizoide: ritiro sociale, distacco emotivo, rifiuto dell’intimità con gli altri;
Schizotipico: ritiro sociale e distacco emotivo sono accompagnati da cognizioni bizzarre e pensiero magico.
GRUPPO B:
Antisociale: assenza di empatia, sfruttamento utilitaristico e manipolazione degli altri, impulsività, rigetto delle norme e dei diritti altrui;
Borderline: disregolazione e labilità emotiva, rapporti interpersonali instabili, impulsività, possibile autolesionismo, estremo timore dell’abbandono;
Istrionico: eccessivo bisogno di catalizzare l’attenzione su di sé, comportamenti seduttivi, espressione emotiva drammatica, ricerca di protezione;
Narcisistico: senso di grandiosità e di superiorità, assenza di empatia, bisogno di ammirazione, sensibilità alla critica.
GRUPPO C:
Evitante: fragilità, timidezza, senso di inadeguatezza, sensibilità alla critica, ricerca dell’isolamento come forma di protezione dalle difficoltà sociali;
Dipendente: bisogno di rassicurazione, scarsa autostima, subordinazione e delega all’altro;
Ossessivo-compulsivo: estrema attenzione al dettaglio, perfezionismo, rigida propensione a temi morali, insofferenza verso l’incertezza.
ALTRI DISTURBI:
Modificazione della personalità dovuta a un’altra condizione medica
Disturbo di personalità con altra specificazione
Disturbo di personalità senza specificazione
La sezione III del DSM-5 presenta, per la prima volta all'interno di questo riferimento nosografico, un modello alternativo per la diagnosi di personalità, ossia un approccio ibrido di tipo dimensionale-categoriale.
Il tentativo è quello di rispondere e risolvere le criticità connesse all'approccio nosografico categoriale classico, proponendo una visione della personalità come disposta lungo un continuum ad ampio spettro. Tale approccio indaga e misura il livello di compromissione del funzionamento del Sé (domini dell’Identità e della Autodirezionalità) e del funzionamento Interpersonale (domini dell’Empatia e dell’Intimità).
Per compiere una diagnosi di disturbo di personalità, inoltre, è necessario considerare la presenza di almeno un tratto di personalità patologico tra i 5 teorizzati:
Affettività negativa vs. Stabilità emotiva (frequenti esperienze di emotività negativa);
Distacco vs. Estroversione (ritiro sociale);
Antagonismo vs. Disponibilità (comportamenti ostili);
Disinibizione vs. Coscienziosità (impulsività);
Psicoticismo.
Uno strumento di valutazione ispirato al modello alternativo del DSM-5 è il DPA (Dimensional Personality Assessment), che ha una applicabilità trasversale in diverse aree della psicologia, dalla clinica ai contesti lavorativi.
La personalità, in definitiva, coinvolge differenti domini: cognitivo, emotivo, comportamentale e relazionale. In presenza di eventuali disturbi, si possono verificare alterazioni importanti nell'interazione tra soggetto e ambiente, per cui l’individuo sembra compiere azioni apparentemente insensate, esperire particolari stati d’animo o assumere peculiari comportamenti, anche pericolosi, sia verso se stesso che verso gli altri.
Lo studio, la categorizzazione e la continua ricerca in questo ambito hanno permesso alla scienza psicologica di evolversi e migliorarsi, aumentando in modo significativo l’accuratezza delle diagnosi e il successo delle terapie.
3. Modelli della personalità: 16 dimensioni, 5 tratti o entrambi?
Il modello delle 16 dimensioni della personalità venne formulato tra gli anni ‘40 e ‘60 del 1900 dallo psicologo Raymond Bernard Cattell, nel tentativo di identificare le componenti primarie della personalità attraverso l’analisi fattoriale (tecnica propria della statistica e della psicometria che evidenzia l'esistenza di una struttura di dimensioni non direttamente misurabili all'interno di un insieme di variabili direttamente osservabili, le une in relazione con le altre).
I 16 fattori isolati da Cattell sono indipendenti, psicologicamente significative e bipolari. Di seguito:
Espansività
Ragionamento
Stabilità emozionale
Dominanza
Vivacità
Coscienziosità
Audacia sociale
Sensibilità
Vigilanza
Astrattezza
Prudenza
Apprensività
Apertura al cambiamento
Fiducia in sé
Perfezionismo
Tensione
Fin dall'inizio della sua ricerca, Cattell fece luce sulla necessità di identificare, oltre ai fattori primari, un ulteriore livello di organizzazione della personalità, una base strutturale che ne permettesse una più dettagliata articolazione.
Proseguendo in questa direzione, dal raggruppamento dei fattori primari, individuò quindi cinque fattori più globali, secondari, noti come Big Five. Questo secondo ordine di 5 tratti, compreso nei domini del comportamento, ha fornito il significato e la struttura per i tratti principali.
A partire dagli studi di Cattell, Robert R. McCrae e Paul T. Costa formularono la Teoria dei Big Five, uno dei costrutti teorici più condivisi e testati a livello accademico e clinico.
Secondo questo modello, le dimensioni fondamentali per la descrizione e la valutazione della personalità sono 5. Nel dettaglio:
estroversione-introversione
gradevolezza-sgradevolezza
coscienziosità-negligenza
nevroticismo-stabilità emotiva
apertura mentale-chiusura mentale
Tale modello si trova a metà strada tra i modelli generalisti, per es. il modello a due dimensioni di Eysenck, e i modelli maggiormente specifici, come quello delle 16 dimensioni di Cattell.
I Big Five realizzano dunque un punto di incontro tra le teorie implicite della personalità, basate sulle conoscenze/credenze della “gente comune” quali si sono sedimentate nel lessico della personalità, e le teorie esplicite della personalità, basate sulle conoscenze accumulate nel terreno della ricerca scientifica.
In sede di valutazione è consigliabile quindi tenere conto delle numerose componenti coinvolte nella personalità e inquadrare, al tempo stesso, il contesto di vita complessivo (ambientale, sociale, relazionale) del singolo individuo indagato, in modo da garantire un’analisi profonda e puntuale.
Bibliografia
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