Un’intervista al dott. Giuseppe Pizzolante, psicologo dello sport di Vito Dell’Aquila, medaglia d’oro Taekwondo a Tokyo 2020.


“L’Olimpiade è una gara come le altre. L’Olimpiade è una gara come le altre. L’Olimpiade è una gara come le altre”.

Questo continuava a ripetersi Vito Dell’Aquila durante la finale di Taekwondo ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Un mantra che con calma e lucidità, gli ha fatto conquistare la prima medaglia d’oro dell’Italia a queste Olimpiadi.

Una vittoria sofferta e, non solo perché è stata “una giornata di botte, lividi e paure”, ma anche perché il percorso che l’ha portato alle Olimpiadi è stato tutt’altro che in discesa. “Il periodo di lockdown è stato duro. Niente stimoli e nessun obiettivo. Sembrava che tutto andasse male”.

Come ci si rialza dopo il crollo di qualsiasi certezza a causa della pandemia da Covid-19 e il peso del rinvio delle Olimpiadi all’anno successivo?

Il giovanissimo campione di Taekwondo ha ripreso ad allenarsi anche grazie all’aiuto dello psicologo dello sport Giuseppe Pizzolante – che ha frequentato la prima edizione del master di Psicologia dello Sport di Giunti Psychometrics – fino a raggiungere lo scalino più alto del podio a Tokyo.



Quanto c’è del percorso che avete fatto insieme nell’oro Olimpico di Vito Dell’Aquila?


Con Vito Dell’Aquila abbiamo intrapreso il nostro percorso a febbraio 2021 e abbiamo iniziato in salita con un Europeo non eccellente, ma nei mesi successivi il vento è girato a favore ed è partita la risalita.

Questa medaglia d’oro è il frutto di ogni persona dello staff della Federazione Italiana Taekwondo, che è stata lungimirante nel credere per prima nell’idea che la componente psicologica sia indispensabile per un atleta di successo e si è fin da subito mostrata attenta al lato psicologico dei suoi atleti. Per questo motivo abbiamo iniziato a collaborare insieme.

Mai come nelle Olimpiadi di Tokyo 2020 abbiamo visto quanto sia importante lavorare sulla mente, oltre che sulle prestazioni fisiche. Quali sono i rischi psicologici più importanti per un atleta?


Il senso comune ci dice da sempre che per raggiungere il successo “la prima cosa è la testa”, ma ancora in pochi si preoccupano di curare l’aspetto mentale e psicologico in ambito sportivo.

Questo vale in particolare per le Olimpiadi, che hanno una enorme forza rappresentativa e sono estremamente idealizzate nell’immaginario collettivo. Il rischio più grande per un atleta è quello di sentirsi ingabbiato e incapace di esprimere il suo vero valore.

Concentrazione e attenzione spesso fanno la differenza negli ultimi momenti di una gara e perderle significa lasciarsi schiacciare, farsi trascinare dagli eventi e quindi sfiorare una medaglia, o non riuscire a portare a termine una gara.

Intraprendere un percorso di crescita personale con uno psicologo dello sport, significa coniugare performance, motivazione e benessere psicologico, spostando il focus da una preparazione incentrata sul risultato, ad una basata su performance graduali e sulla percezione di autoefficacia.

Molto di quello che oggi metto in pratica ogni giorno, lo devo alla preparazione che ho ricevuto al Master di Psicologia dello Sport.

Come nasce il tuo interesse per la psicologia dello sport?


Da ex atleta sono sempre stato interessato ai processi mentali che caratterizzavano le mie prove fisiche. Quando ero bambino non esisteva la psicologia dello sport e ho sempre dovuto fare ragionamenti con me stesso e su me stesso, per capire come migliorarmi dal punto di vista psicologico.

Per questo dopo la triennale in Scienze e Tecniche e Psicologiche e la magistrale in Metodologia dell’Intervento Psicologico con il massimo dei voti, ho deciso di approfondire la Psicologia dello Sport, con il Master di Giunti Psychometrics.

È in questa occasione che ho avuto modo di interagire a più livelli con colleghi specializzati in psicologia dello sport, raccogliere spunti da atleti di alto livello e conoscere grandi professionisti, come la Direttrice prof. Barbara Rossi e il prof. Giuseppe Vercelli.

Pensi che nel prossimo futuro la psicologia dello sport possa conquistare ancora più importanza a tutti i livelli?


Penso proprio di sì!

Finalmente tanti allenatori e Federazioni iniziano a capire che il supporto psicologico per gli atleti rappresenta una componente fondamentale dell’allenamento. Soprattutto nei centri di preparazione olimpica, dove vivono ragazzi molto giovani, spesso lontani dalle famiglie e dai propri amici, c’è bisogno di una preparazione, non solo fisica e sportiva, ma che sia di sostegno alla componente umana e affettiva.

Dopo questo oro olimpico, a cosa ti dedicherai?


Continuerò su questa strada, guardando già ai Giochi Olimpici di Parigi 2024. Ci metteremo subito al lavoro con gli atleti che sto seguendo per conquistare le qualificazioni e, perché no, portare a casa nuove medaglie.