Introduzione



Secondo le moderne teorie le emozioni sono un processo multicomponenziale caratterizzato da un'evoluzione e un decorso temporale.


In generale sono legate al comportamento, all’azione e all’interazione sociale e rappresentano un modo di interpretare il mondo.


Tuttavia, in certe situazioni, le emozioni possono presentarsi come un vero e proprio ostacolo al vivere quotidiano. È in queste circostanze particolari che l'individuo dovrebbe focalizzarsi sulla regolazione emotiva in modo da imparare a comprendere e guidare le proprie sensazioni.



1. Emozioni: definizione e modelli



Una delle più grandi sfide della psicologia è da sempre quella di definire e categorizzare le emozioni.


William James (1884) afferma che ogni emozione è costituita da un distinto pattern fisiologico e che esse rappresentano le sensazioni di ciò che succede all’interno del nostro corpo. Altri autori (Ekman, 1992; Frijda, 1986; Izard, 1991; Plutchik, 1980; Levenson, 1994) definiscono le emozioni come reazioni innate, precostituite biologicamente, che coordinano la risposta adattiva in momenti cruciali, permettendo all’individuo di reagire ad importanti opportunità e sfide in modo rapido ed efficace.


La maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che esista un numero ristretto di emozioni di base, nello specifico sei:


  • Felicità

  • Sorpresa

  • Rabbia

  • Paura

  • Tristezza

  • Disgusto


Secondo tali teorie, da esse derivano tutte le altre emozioni, definite come “emozioni complesse”. Ekman (1992) propone nove caratteristiche per distinguere le emozioni di base da tutte le altre:


  • caratteristiche universali degli eventi antecedenti;

  • segnali universali;

  • pattern fisiologico distintivo;

  • presenza anche in altri primati;

  • coerenza nelle risposte emozionali;

  • inizio rapido;

  • breve durata;

  • valutazione automatica;

  • attivazione spontanea.


Gross (2013), attraverso un’analisi della letteratura in ambito affettivo-emotivo definisce le caratteristiche principali delle emozioni:


  • Modalità di espressione: secondo le teorie dell’appraisal (Lazarus, 1991), le emozioni sorgono quando un individuo assiste e valuta una situazione come rilevante per raggiungere un particolare obiettivo, il quale può essere duraturo/transitorio, cosciente/inconscio, complicato/semplice, condiviso/idiosincratico. Il significato che l’individuo dà alla situazione alla luce dell’obiettivo dà origine all’emozione. Poiché i processi di appraisal e le interpretazioni cognitive ad essi associati sono mutevoli, anche le emozioni cambieranno.

  • Natura multiforme: le emozioni sono fenomeni che coinvolgono cambiamenti riguardo l’esperienza soggettiva, il comportamento e la fisiologia centrale e periferica. L’aspetto soggettivo dell’emozione è centrale poiché ci permette di “sentire” e di “sintonizzarci” con l’ambiente interno ed esterno. Le emozioni non sono responsabili delle sole percezioni, ma sono associate alla tendenza ad agire, alla preparazione all’azione, che include cambiamenti nelle espressioni facciali e nella postura, ma anche azioni strumentali specifiche alla situazione. Questi cambiamenti sono sempre associati a risposte autonome e neuroendocrine che anticipano i comportamenti legati alle emozioni, fornendo in prima istanza il supporto metabolico per l’azione e successivamente il supporto per ristabilire l’equilibrio omeostatico.


Queste caratteristiche fondamentali sono alla base del Modello Modale delle Emozioni (Gross, 2013), rielaborato in seguito da Levenson (1994), Ekman (1992) e Plutchik (1980).


Secondo questo modello, il modo in cui sono valutati e interpretati gli eventi esterni e interni media l’impatto degli stessi. In un primo momento tali valutazioni possono essere molto veloci e possono verificarsi al di fuori della consapevolezza.


Un’emozione nasce quando una determinata situazione viene interpretata come rilevante e dotata di significato alla luce di obiettivi pertinenti. Le risposte emotive generate da queste valutazioni coinvolgono cambiamenti soggettivi, comportamentali e fisiologici che preparano l’individuo a rispondere in modo adattivo alla situazione percepita (Ekman, 1992).


L’idea chiave del modello è che le risposte emotive spesso portano a cambiamenti nell’ambiente, i quali modificano la percezione soggettiva di esso e la conseguente modalità d’espressione dell’emozione stessa.


È da notare che questa tendenza all’azione permette all’individuo di rispondere in modo rapido e adattivo, ma non lo costringe ad attuare un comportamento vero e proprio (Frijda, 1986). Ciò avviene perché questa propensione all’azione può essere modulata attraverso l’esagerazione, la diminuzione o addirittura l’inibizione prima che essa si esprima come comportamento osservabile, percezione soggettiva o cambiamenti fisiologici.


Anche se le emozioni hanno una base biologica ci sono, tuttavia, numerosi fattori psicologici e ambientali che possono intervenire per regolare la risposta emotiva finale.



2. La regolazione emotiva: definizione, modelli e strategie



La regolazione emotiva è costituita essenzialmente da due fenomeni (Gross et al., 1995):


  • Regolazione (di qualcosa) da parte delle emozioni: la regolazione del comportamento e dei processi mentali da parte delle emozioni.

  • Regolazione delle emozioni stesse: i tentativi di influenzare la tipologia di emozioni esperite e la loro modalità di espressione.


In sintesi, il processo di regolazione emotiva può essere inteso come manipolazione degli antecedenti emotivi o delle componenti di una risposta emotiva (comportamentale, soggettiva o fisiologica). Da questa definizione si possono distinguere le due principali forme di regolazione emotiva:


  • Regolazione emotiva focalizzata sugli antecedenti: riguarda ciò che avviene prima che sorga un’emozione. Questa forma di regolazione delle emozioni può comportare il cambiamento dell’ambiente esterno o interno e il focalizzare l’attenzione su determinati aspetti dell’ambiente tralasciandone altri.

  • Regolazione emotiva focalizzata sulla risposta: arriva più tardi nel processo generativo delle emozioni, quando il pattern emotivo è già attivato e l’individuo modula (esagera, diminuisce o inibisce) la tendenza all’azione generata.


In base a questa cornice teorica, Gross (1995, 2013) elabora il Modello Processuale di Regolazione Emotiva. Questo modello considera ogni fase del processo emozionale generativo descritto nel Modello Modale come un potenziale obiettivo per la regolazione.


Tale modello evidenzia cinque momenti in cui gli individui possono regolare le loro emozioni. Essi rappresentano cinque famiglie di strategie di regolazione delle emozioni:


  • selezione della situazione: comporta l’attivazione di azioni che rendono più o meno probabile la creazione di una determinata situazione che ci si aspetta darà luogo a emozioni desiderabili (o indesiderabili);

  • modifica della situazione: si riferisce alla modifica diretta di una determinata situazione per alterarne l’impatto emotivo;

  • focalizzazione dell’attenzione: si riferisce al dirigere l’attenzione all’interno di una data situazione per influenzare le proprie emozioni;

  • cambiamento cognitivo: si riferisce alla modifica della valutazione e dell’interpretazione di una determinata situazione così da alterarne il significato emotivo, modificando il modo in cui si pensa alla propria capacità di gestire le esigenze che la situazione stessa pone;

  • modulazione della risposta: si riferisce alle componenti soggettive, comportamentali o fisiologiche che influenzano direttamente la risposta emotiva.



3. Regolazione emotiva e salute mentale



L'acquisizione delle competenze necessarie per una corretta regolazione delle emozioni costituisce un punto fondamentale nel processo di sviluppo dell'individuo.


Spesso la regolazione delle emozioni in età adulta è data per scontata, anche se essa rappresenta un prerequisito fondamentale alla salute mentale in generale.

Gross et al. (1995) descrivono l’importanza della regolazione emotiva in ciascuno dei tre domini della salute mentale, in un’ottica pragmatica:


  • Regolazione delle emozioni e lavoro: poiché il lavoro richiede un’attenzione sostenuta, è necessario regolare attivamente le emozioni, considerando i pensieri che potrebbero ridurre l’attenzione e distrarre l’individuo dai propri compiti. Inoltre, poiché la maggior parte dei luoghi di lavoro richiedono l’interazione sociale, la capacità di sviluppare, sostenere ed esprimere sentimenti positivi e di gestire le emozioni negative, essa è importante per il successo lavorativo.

  • Regolazione delle emozioni e relazioni: le amicizie e le relazioni intime implicano un reciproco scambio emotivo. Le relazioni di successo sono spesso caratterizzate da modelli di interazione abbastanza stabili, in cui si sperimentano maggiormente le emozioni positive rispetto a quelle negative. I deficit nelle abilità necessarie per la regolazione emotiva possono ostacolare il funzionamento sociale e precludere l’intimità desiderata.

  • Regolazione dell'emozione e mondo interiore: la capacità di modulare il proprio stato emotivo in assenza di compiti o esigenze sociali rappresenta un aspetto importante della propria salute mentale. Essere in grado di sperimentare emozioni positive quando si è soli riduce anche la probabilità di attuare relazioni distruttive o di impegnarsi in pratiche di regolazione emotiva non corrette, come l’uso di sostanze.



Bibliografia



Ekman, P. (1992). Are there basic emotions? Psychological Review, 99(3), -.550-3.


Frijda, N.H. (1986). The Emotions. Cambridge: Cambridge University Press.


Gross, J.J. (2013). Emotion Regulation: Conceptual and Empirical Foundations. In Gross, J.J. (Ed.), Handbook of Emotion Regulation (2a Ed.), pp. 3-20. New York: The Guilford Press.


Gross, J.J., & Muñoz, R.F. (1995). Emotion Regulation and Mental Health. Clinical Psychology: Science and Practice, 2 (2), 151-164.


Izard, C.E. (1991). The Psychology of Emotions. New York: Plenum.


James, W. (1884). What is an emotion? Mind, 9, 188-205.


Lazarus, R.S. (1991). Emotion and adaptation. Oxford: Oxford University Press.


Levenson, R. W. (1994). Human emotion: A functional view. In Ekman, P., & Davidson, R.J. (Eds.), The nature of emotion, pp. 123-126. New York: Oxford University Press.


Plutchik, R. (1980). A general psychoevolutionary theory of emotion. In Plutchik, R., & Kellennan, H. (Eds.), Emotion: Theory, research, and experience, Vol. 1, pp. 3-33. New York: Academic Press.



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