Introduzione



In questo breve articolo approfondiremo alcune delle caratteristiche salienti del nuovo Test Prevenzione Bullismo (TPB), lo strumento innovativo per valutare il clima emotivo del gruppo classe e prevenire il bullismo e il cyberbullismo.



1. Il Test Prevenzione Bullismo (TPB). Breve descrizione del test



Il nuovo Test Prevenzione Bullismo (TPB) misura il livello di disadattamento psicosociale di bambini, adolescenti e giovani adulti, di età compresa fra i 9 e i 18 anni.


È un test di tipo semi-proiettivo che fornisce una rapida e chiara istantanea del vissuto della persona nei vari contesti di vita e costituisce uno strumento utilissimo per la rilevazione del suo equilibrio psicosociale.


Costituito da 16 tavole che illustrano situazioni di vita quotidiana, il TPB fornisce un indice generale di disadattamento psicosociale (individuale e aggregato) in grado di identificare possibili comportamenti a rischio.


Tali comportamenti possono essere letti come una problematica riguardante la persona, ma più correttamente devono essere inquadrati all'interno dei diversi contesti sociali ai quali essa appartiene, come ad esempio la classe, la famiglia o il gruppo dei pari.


Ciascuno di questi contesti veicola storie particolari ed è retto da regole e caratteristiche proprie non riconducibili a quelle dei singoli componenti del gruppo.


All'interno di situazioni simili è dunque possibile analizzare la natura dei rapporti sociali e la loro influenza sui singoli, dal momento che vi entrano in gioco gli affetti e vi si condividono esperienze che possiedono una forte componente emotiva.


Il TPB può anche essere utilizzato come rilevazione preliminare ad altre tecniche di indagine, prime fra tutte l’intervista clinica e il colloquio.



2. La valutazione del bullismo



Il Test Prevenzione Bullismo (TPB) nasce dall'idea di valutare le dinamiche individuali e collettive del gruppo classe, partendo dal presupposto che la classe come sistema rappresenta “il risultato della creazione di una rete relazionale, all'interno della quale ritroviamo aspetti affettivi, motivazionali, e di co-costruzione di obiettivi cognitivi” (Renati e Zanetti, 2009, p. 51).


Tale visione del gruppo include la percezione delle regole interne alla classe e delle relazioni fra pari, nonché le interazioni con gli insegnanti e il coinvolgimento degli alunni stessi (Barr, 2016).


Una simile prospettiva introduce un’ulteriore riflessione: ogni studente possiede una propria percezione dell’ambiente scolastico, che potrà variare nel corso del tempo andando a costituire, insieme alle impressioni dei compagni, il clima presente in classe (Soriani, 2019).


Genovese e Kanizsa (1989) sostengono questa tesi riconoscendo la “mutevolezza” del clima sociale del gruppo classe, che ha una propria “storia”, evolve ed è soggetto a continue rinegoziazioni fra coloro che vi prendono parte.


Pertanto l’insieme è diverso dalla somma delle singole parti e rispecchia un complesso sistema fatto di continui scambi, contaminazioni, relazioni, norme, credenze, aspettative, percezioni, rituali.


Tutti questi elementi orbitano intorno agli attori che agiscono sul palcoscenico nel quale si determina il clima di classe: insegnanti e studenti in primis, ma anche i contesti familiare, socio-culturale, scolastico, ambientale esercitano reciproche influenze, creando nuove modalità relazionali uniche e peculiari di quello specifico gruppo.


Prima di cominciare con un eventuale percorso di intervento sul bullismo, dunque, è imprescindibile disporre di dati oggettivi sulla situazione realmente presente in classe e nell'istituto.


Avere a disposizione simili informazioni sul fenomeno permette di:



ƒ conoscere accuratamente gli spazi dove si manifestano i comportamenti di prepotenza e le modalità con cui si verificano;


ƒ far acquisire consapevolezza del problema e della sua pericolosità agli alunni, ai genitori, al dirigente e al personale scolastico così da stimolare il loro intervento;


ƒ stabilire un livello iniziale di presenza del fenomeno da impiegare come termine di paragone una volta terminato il programma di intervento.



Questa raccolta di informazioni preliminari può essere effettuata impiegando varie modalità di rilevazione: osservazioni dirette, interviste, colloqui individuali, discussioni di gruppo, questionari da far compilare ai ragazzi.


Proprio l’utilizzo dei questionari risulta maggiormente fruibile per coloro che conducono ricerche sul bullismo o per chi opera direttamente nella scuola, dal momento che tali strumenti consentono di ottenere in poco tempo e con relativa semplicità un numero maggiore di notizie.


Inoltre, applicando alcune accortezze, i questionari possono essere specificamente costruiti dagli insegnanti o dai ragazzi stessi, se frequentanti le classi più grandi.



3. Unicità del TPB



Tuttavia, anche se tale pratica [l'utilizzo dei questionari] ha senza dubbio una rilevanza psicologica ed educativa, si pone il limite della mancata standardizzazione e della scarsa validità o attendibilità di questionari così realizzati nel rilevare la specifica situazione scolastica, o dell’intero istituto (Lazzarin e Zambianchi, 2004).


Sulla base di tali premesse teoriche è stato costruito il TPB, uno strumento in grado di identificare l’interpretazione che il soggetto dà a una serie di scene di natura sociale, che possono essere lette come contenenti condotte bullizzanti.


Tutto questo può consentire, in affiancamento all'osservazione diretta dell’insegnante e ad altre rilevazioni, di concorrere a stabilire il ruolo assunto dal soggetto all'interno della classe.


In estrema sintesi, il TPB può essere un utile strumento che, affiancato a rilevazioni di altro genere, permette di individuare correttamente una situazione in atto e che può servire quindi come fotografia preventiva di una possibile degenerazione della situazione attuale.



Bibliografia



Nicola Botta, Anna Accetta, Isa Zappullo, TPB (Test Prevenzione Bullismo) Manuale, © 2020, Giunti Psychometrics S.r.l. – Firenze



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