Il DSM-5 e gli elementi di funzionamento della personalità
Introduzione
Nel DSM-5 il disturbo di personalità si basa non solo sulla valutazione dei sintomi e dei comportamenti che una persona può avere, ma anche sull’analisi dell’esperienza interna.
In questo articolo verranno approfonditi i quattro elementi di funzionamento della personalità e il loro grado di compromissione, seguendo l'approccio dimensionale proposto dal DSM-5 e dal DPA.
1. Il modello del DSM-5
Il modello alternativo del DSM-5 è costituito dalla suddivisione di sette criteri generali per il disturbo di personalità; il primo di questi è il criterio A, elemento ispiratore del DPA.
Nel criterio A del modello alternativo del DSM-5 si descrive la scala di Funzionamento della Personalità (per approfondimenti sulla validità convergente e predittiva di valutazioni cliniche della scala, cfr. Morey, Bender e Skodol, 2011), nella quale si affrontano per la prima volta gli aspetti di un disturbo di personalità suddivisi in due aree di funzionamento: quella del Sé e quella Interpersonale (Bender et al., 2011).
A supporto di questa scala di funzionamento della personalità descritta nel DSM -5, ci sono dati che mostrano come la metacognizione (Semerari et al., 2014) e le rappresentazioni delle relazioni interpersonali (Dimaggio et al., 2013) siano tanto più compromesse con l’aumento dei criteri del disturbo di personalità soddisfatti.
2. L'elemento Identità
Per quanto riguarda l’elemento Identità, il DMS -5 (APA, 2013; ed. it. 2014, tab. 2, pp. 900 -903) parte dalla descrizione di una lieve compromissione (Livello 1) definita da tutte quelle caratteristiche che fanno sentire la persona lievemente a disagio con se stessa; sono infatti presenti un senso di sé relativamente integro con delle cadute nella nettezza dei confini quando si è sotto stress e una ridotta autostima, per passare a una compromissione moderata (Livello 2) in cui la persona necessita di dipendere eccessivamente dagli altri per definire la propria identità avendo dei confini poco delineati.
Una compromissione grave (Livello 3) dell’elemento Identità include un senso di vuoto con confini fra sé e gli altri scarsi o rigidi. Infine, un’estrema compromissione (Livello 4) corrisponde alla presenza nella persona di un’immagine di sé debole e distorta e confini con gli altri confusi o assenti.
3. L'elemento Autodirezionalità
Per quanto riguarda l’elemento Autodirezionalità, la persona con una lieve compromissione (Livello 1) secondo il DSM -5 (APA, 2013; ed. it. 2014, tab. 2, pp. 900 -903) è in lieve difficoltà nell’utilizzare strategie efficaci per raggiungere degli obiettivi, avendo standard irrealistici o socialmente inadeguati che limitano alcuni aspetti nella realizzazione personale.
Una compromissione moderata (Livello 2), invece, rispecchia una persona per la quale, spesso, gli obiettivi sono un mezzo per ottenere più che altro l’approvazione esterna e gli standard personali possono essere irragionevolmente elevati.
Nella compromissione grave (Livello 3) gli standard interni di comportamento risultano vaghi o contraddittori e la persona ha difficoltà a stabilire e/o conseguire obiettivi personali.
Infine, un’estrema compromissione (Livello 4) del funzionamento dell’Autodirezionalità è definita dal DSM-5 dalla presenza di una scarsa differenziazione fra pensieri e azioni, compromettendo gravemente la capacità di definire degli obiettivi reali e coerenti.
4. L'elemento Empatia
Per quanto riguarda l’elemento Empatia, il DSM-5 (APA, 2013; ed. it. 2014, tab. 2, pp. 900-903) indica una lieve compromissione (Livello 1) quando la persona è in grado di comprendere e considerare punti di vista diversi, ma con una resistenza nel farlo e con una consapevolezza incostante delle conseguenze che il proprio comportamento ha sugli altri.
Una compromissione moderata (Livello 2), invece, corrisponde a una persona generalmente inconsapevole o disinteressata all’effetto del proprio comportamento sugli altri e con scarso riconoscimento dei punti di vista diversi dai suoi.
Una compromissione grave (Livello 3) dell’Empatia è rappresentata da una notevole limitazione della capacità di considerare e comprendere i pensieri, i sentimenti e il comportamento di altre persone e di prendere in considerazione il punto di vista degli altri.
In un’estrema compromissione (Livello 4) il DSM-5 individua una pronunciata incapacità di considerare e comprendere l’esperienza e la motivazione degli altri e il punto di vista degli altri è praticamente assente.
5. L'elemento Intimità
Infine, per quanto riguarda l’elemento Intimità, una lieve compromissione (Livello 1) corrisponde per il DSM-5 (APA, 2013; ed. it. 2014, tab. 2, pp. 900-903) alla presenza nella persona di alcune limitazioni nel grado di profondità e soddisfazione che può avere nello stabilire rapporti personali e sociali duraturi.
Nella compromissione moderata (Livello 2) la persona è in grado di provare desiderio di avere una relazione, ma i legami possono essere in parte superficiali.
Una compromissione grave (Livello 3) corrisponde, invece, a una persona che ha la capacità di avere legami positivi e duraturi significativamente compromessa.
Nell’estrema compromissione (Livello 4) il funzionamento dell’Intimità è fortemente compromesso dalla presenza di disinteresse della persona o del suo timore di essere danneggiata, determinando un rapporto con gli altri distaccato, disorganizzato o costantemente negativo.
Secondo tale modello, il livello di compromissione del funzionamento della personalità è predittivo rispetto alla presenza o meno di uno o più disturbi di personalità (DSM-5; APA, 2013).
6. Il modello dimensionale della personalità
Rilevare un livello di compromissione delle due aree con i suoi quattro elementi del funzionamento della personalità nei vari aspetti significa inquadrare meglio le sfaccettature della vita di una persona da un punto di vista, quindi, non solo categoriale ma anche dimensionale.
Potrebbe essere clinicamente interessante pensare al paziente considerandone non soltanto gli elementi diagnostici categoriali, ma orientandosi con il suo livello di funzionamento della personalità rispetto a un sottolivello particolare, comprendendo il suo modo di concepire e capire se stesso e le sue interazioni con gli altri, contributi fondamentali per delineare e descrivere specifici profili evolutivi e trattamenti personalizzati.
Sarà utile rilevare nella persona la presenza di punti di forza, le sue risorse, così come puntare l’attenzione sull’area più compromessa: una sfida nell’umanizzare un po’ di più la diagnosi per impostare un piano di trattamento integrato rivolto al benessere globale della persona.
Bibliografia
Edoardo Giusti, Presidente onorario ASPIC ARSA Associazione di Ricerca Scientifica Applicata, Claudio Barbaranelli Marco Pacifico Laura Rapanà Veronica Rosa Leonarda Giannini Edoardo Giusti, Prefazione al Manuale del DPA (Dimensional Personality Assessment), 2019, Giunti Psychometrics S.r.l.
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