Introduzione



Nel presente articolo approfondiremo il Decadimento Cognitivo Lieve, esplorandone le principali caratteristiche, le sue implicazioni con i Disturbi di memoria e la relativa diagnosi con l'ausilio della nuova Wechsler Memory Scale IV.



1. Il Decadimento Cognitivo Lieve: principali caratteristiche



Il Decadimento Cognitivo Lieve o Mild Cognitive Impairment (MCI) è un descrittore dello stato di transizione tra invecchiamento normale e patologico. Esso rappresenta il confine tra un invecchiamento di successo e il prodromo di una patologia degenerativa.


Il termine MCI fu utilizzato per la prima volta alla fine degli anni Ottanta, e successivamente ripreso da Petersen e collaboratori nel 1995 e nel 1999 (Petersen et al., 1999).


I criteri originali sono stati poi modificati per una definizione più soddisfacente del quadro nosografico.


In particolare, [per la diagnosi di MCI] viene richiesta:



a) la presenza di lamentela relativa al deterioramento cognitivo, riportata dal paziente e da un informatore intimo del paziente stesso;

b) la presenza di un oggettivo deterioramento cognitivo avallato da test neuropsicologici;

c) l’indipendenza del soggetto che deve essere preservata nelle abilità funzionali; d) l’assenza di demenza (Petersen et al., 2004).



Con l’ampliarsi dei domini cognitivi presi in considerazione per poter porre diagnosi, il MCI diventa un’entità nosografica inclusiva anche di quei soggetti che non presentano solamente disturbi relativi alla memoria.



2. Il rapporto tra MCI e Disturbi di memoria



Il disturbo di memoria che si riscontra con maggior frequenza in pazienti con MCI è quello di memoria episodica anterograda.


Per quanto riguarda il malfunzionamento di processi che possono alterare le capacità di codificare, ritenere e richiamare un’informazione è necessario citare l’attenzione.


La capacità di prestare attenzione, infatti, rappresenta uno dei prerequisiti più importanti per poter codificare qualsiasi tipo di informa- zione in memoria.

L’alterazione di questa funzione neurocognitiva è, quindi, in grado di perturbare le capacità mnestiche del soggetto. Ne è un esempio l’impatto diretto delle difficoltà attenzionali in compiti di memoria di lavoro (working memory).


Oltre alle difficoltà di memoria di lavoro, è possibile osservare in tali soggetti anche una ridotta capacità di memoria prospettica. 


La cosiddetta memoria del futuro si configura come un altro dominio cognitivo molto importante da considerare, ancorché non esplorabile direttamente con la metodica Wechsler di ultima generazione.


Essa, nella sua forma clinica time-based, costituisce uno dei sintomi più frequentemente lamentati dai pazienti con MCI ed è stato individuato come fattore di rischio decisivo di conversione del MCI in AD (Spìndola e Brucki, 2011).


Queste due funzioni neurocognitive, memoria di lavoro e memoria prospettica, non sono legate al solo funzionamento dei circuiti preposti alla memoria, ma a un più ampio circuito cortico-sottocorticale, che include le basi neuroanatomiche che permettono anche il corretto funzionamento esecutivo (Economou, Papageorgiou, Karageorgiou e Vassilopoulos, 2007).


Un altro dato interessante, che emerge dallo studio del MCI, è riferibile al grado di consapevolezza di questi soggetti rispetto ai propri deficit di memoria (Seelye, Schmitter-Edgecombe e Flores, 2010).


La consapevolezza della malattia, infatti, è uno dei criteri da rispettare per porre diagnosi di MCI e in questo senso essa rappresenta un vero spartiacque nella diagnosi differenziale con la demenza.



3. Valutare il MCI con la WMS-IV



La WMS è uno strumento diagnostico molto utile nella pratica clinica ed è tradizionalmente utilizzato per la valutazione della memoria nel paziente con MCI.


Le scale di memoria Wechsler, dalla WMS-R, passando per la WMSIII, fino ad arrivare alla WMS-IV, sono strumenti compositi che raccolgono differenti subtest e che spesso, nella clinica di soggetti anziani e facilmente affaticabili, non sono utilizzati nella loro interezza ma solamente in relazione ad alcuni subtest ritenuti di maggiore importanza.


Ne è un esempio lo studio condotto da Nordlund e collaboratori (2005), dove gli autori utilizzano soltanto il subtest Memoria logica nella valutazione di soggetti con MCI, o lo studio di Visser, Scheltens e Verhey (2005), dove è proposto il medesimo approccio.


A differenza degli autori sopracitati, Petersen preferì al subtest Memoria logica, il subtest di apprendimento uditivo-verbale contenuto nella WMS-R per la caratterizzazione di soggetti con MCI (Petersen et al., 2004).


A tal proposito, uno dei pochi lavori che trattano MCI e WMS-IV è rappresentato dall’articolo di Pike e colleghi (2013) proprio in relazione ai subtest Apprendimento di coppie di parole. Gli autori riportano che tali subtest sarebbero maggiormente in grado, rispetto ai subtest ML, nel discriminare tra soggetti anziani sani e soggetti con MCI.


Per quanto riguarda uno studio analogo a quello riportato in questo capitolo, relativo all’impiego della WMS-IV in soggetti con MCI, contenuto a sua volta nella guida all’uso clinico della WMS-IV statunitense (Wechsler, 2009a; 2009b), gli autori hanno deciso di analizzare i soggetti con MCI come un’unica entità, senza distinzioni tra i diversi sottotipi.


Gli autori hanno riconosciuto, tramite l’ausilio della scala di memoria e della WAIS-IV, segni precoci di declino cognitivo globale.


Tali soggetti mostrano prestazioni generalmente inferiori di una deviazione standard rispetto a quelle dei soggetti di controllo e un funzionamento mnestico statisticamente peggiore.


Interessante il dato, replicato anche dai nostri studi, relativo a una prestazione peggiore di tali soggetti in compiti di memoria visuo-spaziale rispetto a compiti di memoria uditivo-verbale, calcolati tramite il punteggio di contrasto tra gli indici IMV vs IMU (Drozdick, Holdnack e Hilsabeck, 2011).




Bibliografia



Marco Timpano Sportiello, Stefania Tocchini, Guida all’uso clinico della WMS-IV, Giunti Psychometrics 2020