Disturbi dell’umore nel DSM-5: DMDD, il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente
Grazie all’inserimento nel DSM-5 del DMDD, il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente, emerge una nuova prospettiva sui disturbi dell'umore nell’infanzia e nell’adolescenza.
La diagnosi di DMDD (dall’inglese disruptive mood dysregulation disorder) introdotta nell'ultima edizione del manuale, riguarda specificamente i bambini e le bambine di età compresa tra i 6 e 18 anni, un periodo durante il quale il riconoscimento precoce è fondamentale per garantire un trattamento appropriato.
L'inclusione del DMDD nel DSM-5 è motivato dalla necessità di classificare e trattare in modo adeguato i soggetti in età evolutiva che presentano un quadro caratterizzato da irritabilità grave e persistente, al di fuori di episodi specifici.
Cos’è il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente (DMDD)?
Il Disturbo da disregolazione dell’umore dirompente (DMDD) nel DSM-5 si colloca tra i disturbi dell’umore e si caratterizza per la presenza di una cronica e persistente irritabilità, accompagnata da frequenti scatti di rabbia, che si verificano con una certa periodicità (in media tre o più volte alla settimana).
Questi episodi possono manifestarsi verbalmente e/o a livello comportamentale e tendono ad essere sproporzionati nella loro intensità e inappropriati rispetto allo stadio di sviluppo.
Poiché i sintomi del DMDD tendono a cambiare quando i bambini maturano, non è infrequente la sua evoluzione in disturbi d'ansia o disturbi depressivi unipolari in età adulta.
DMDD: precursore del disturbo bipolare o dei disturbi depressivi?
DMDD è stato inserito nel DSM-5 nel tentativo di classificare in modo più accurato bambini che presentano un quadro di irritabilità cronica e grave, che in passato sarebbero stati diagnosticati con disturbo bipolare, anche senza soddisfarne i criteri diagnostici completi.
Tra il 1994 e il 2003, infatti, il numero di bambini con diagnosi di disturbo bipolare è cresciuto in modo consistente. L’aumento delle diagnosi sembra si possa attribuire alla difficoltà di classificazione della irritabilità grave non episodica, identificata da alcuni ricercatori come manifestazione della mania pediatrica. L’inclusione del DMDD nel DSM-5 fornisce una categoria per questo specifico quadro sintomatologico e permette di distinguerlo dal disturbo bipolare pediatrico, caratterizzato esclusivamente da manifestazioni episodiche di sintomi bipolari.
È importante effettuare non solo tale classificazione - dovuta alle differenze specifiche tra queste due forme di disturbo dell'umore, che possono presentare sintomi e manifestazioni clinicamente diverse - ma soprattutto distinguere i cambiamenti del tono dell'umore considerati normali da quelli identificati come patologici.
La caratteristica che consente di distinguere il DMDD dal disturbo bipolare è dunque il decorso longitudinale dei sintomi. Mentre il disturbo bipolare è una condizione episodica, il disturbo da disregolazione dell’umore non lo è. Dagli studi più recenti, risulterebbe inoltre che bambini e adolescenti diagnosticati con DMDD abbiano più probabilità da adulti di sviluppare un disturbo depressivo unipolare piuttosto che un disturbo bipolare.
Gli studi fin qui condotti sembrerebbero suggerire che il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente potrebbe essere considerato un precursore dei disturbi depressivi, più che dei disturbi bipolari. Un’ipotesi, questa, che richiede, comunque, ulteriori indagini e approfondimenti.
Diagnosi di DMDD: sintomi, criteri diagnostici e test per l’individuazione del disturbo
Il sospetto di DMDD riguarda soggetti che presentano gravi scoppi di collera e irritabilità persistente, preceduti e seguiti da umore arrabbiato per la maggior parte del tempo.
Prima di effettuare una diagnosi di disturbo da disregolazione dell’umore dirompente, occorre accertarsi che tali comportanti non siano meglio spiegati da contesti particolari o altre condizione correlate, come, ad esempio:
- disturbi bipolari;
- disturbo oppositivo provocatorio;
- disturbo depressivo maggiore;
- disturbi dello spettro dell’autismo.
Questo permette di escludere qualsiasi altra possibile causa o fattore che contribuisca alla manifestazione dei sintomi.
Il DMDD non può essere diagnosticato in comorbilità con il disturbo oppositivo provocatorio, il disturbo esplosivo intermittente o il disturbo bipolare.
Criteri diagnostici del DSM-5 per DMDD
Alcuni dei criteri diagnostici che secondo il DSM-5 devono essere soddisfatti per formulare una diagnosi di DMDD, sono:
- Gravi e ricorrenti scoppi di collera, che possono essere espressi a livello verbale e/o comportamentale. Gli scoppi di collera sono sproporzionati rispetto alla situazione o all’evento scatenante sia dal punto di vista della durata che dell’intensità, non sono coerenti rispetto al livello di sviluppo del soggetto e si verificano in media almeno tre volte a settimana o anche più spesso.
- Persistente irritabilità o rabbia. L’umore irritabile o arrabbiato si manifesta quasi ogni giorno, per la maggior parte della giornata, ed è direttamente rilevabile da altri (genitori, insegnanti, ecc…).
- I ricorrenti scoppi di collera e l’umore irritabile o la rabbia si manifestano per almeno 12 mesi, durante i quali non si verifica un periodo completamente libero dai sintomi diagnostici di tre o più mesi consecutivi.
- Presenza di sintomi in almeno due dei tre contesti principali (a casa, a scuola o in situazioni sociali), gravi in almeno uno dei tre contesti.
- Età d’esordio del DMDD: precedente ai 10 anni.
- La diagnosi di DMDD deve essere formulata in una fascia d’età che va dai 6 anni ai 18 anni, non prima né dopo.
DMQ: Test per la diagnosi del disturbo da disregolazione dell’umore dirompente (DMDD)
Il DMQ (Disruptive Mood Questionnaire) è il primo test standardizzato che supporta il professionista nella formulazione della diagnosi di disturbo da disregolazione dell’umore dirompente. Sviluppato da Sam Goldstein, il DMQ indaga l’umore, la regolazione delle emozioni e il comportamento in soggetti in età compresa dai 4 ai 18 anni.
Sono disponibili due versioni del questionario:
- Forma Genitore
- Forma Insegnante
Le due forme permettono di coinvolgere nell’indagine due valutatori differenti (genitore/caregiver o insegnante), garantendo una visione completa del comportamento del bambino in contesti diversi. Utilizzati in combinazione con altre informazioni relative alla valutazione, i risultati del DMQ consentono al professionista di prendere decisioni diagnostiche, programmare il trattamento e predisporre il monitoraggio dei progressi del trattamento stesso.
Il Disruptive Mood Questionnaire si distingue da altri strumenti clinici perché permette di valutare, in un'unica somministrazione, tre aspetti dei sintomi: la frequenza, la durata e l'intensità. Questo approccio fornisce un quadro completo dello stato emotivo e comportamentale del soggetto esaminato. Monitorando variazioni di frequenza, durata e intensità nel tempo, i professionisti sono in grado di rilevare in modo efficace i progressi del bambino durante il trattamento. Questo può risultare fondamentale per adattare i piani di intervento e fornire feedback a famiglie ed educatori.
Dal punto di vista della ricerca, il DMQ permette di disporre di preziosi dati sulla frequenza, durata e intensità dei comportamenti, che possono portare a una comprensione più approfondita del disturbo e dei comportamenti ad esso associati. Ciò può in definitiva contribuire ai progressi nel campo e a migliori pratiche basate sull’evidenza.