Introduzione


La Dislessia Evolutiva (DE), è una disabilità specifica dell’apprendimento di origine neurobiologica che risulta frequentemente associata a difficoltà relative alla Memoria di lavoro

In questo articolo approfondiremo il rapporto tra Memoria di lavoro e Dislessia Evolutiva, fornendo anche qualche utile indicazione per la valutazione della componente mnestica.



1. Caratteristiche cliniche della Dislessia Evolutiva



La Dislessia Evolutiva (DE), definita come una disabilità specifica dell’apprendimento di origine neurobiologica (Lyon, Shaywitz e Shaywitz, 2003), interessa circa il 3.5% della popolazione italiana (Cassini, Ciampalini e Lis, 1984; Lindgren, De Renzi e Richman, 1985) e si manifesta come una significativa e persistente difficoltà ad acquisire e ad automatizzare i meccanismi di base della lettura.


L' ICD 10 definisce la Dislessia Evolutiva come una specifica e significativa compromissione nello sviluppo della capacità di lettura, che non è spiegata solamente dall'età mentale, da problemi di acutezza visiva, da difetti dell’udito, da una sindrome neurologica o da un’inadeguata istruzione scolastica.


La difficoltà nell'acquisizione della lettura interferisce in modo significativo con l’apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana che richiedono capacità di lettura.


Dunque la difficoltà nell'automatizzazione della lettura non deriva da una mancanza di opportunità ad apprendere, né da un deficit sensoriale o neurologico, ma più verosimilmente da anomalie nell'elaborazione cognitiva, legate in larga misura a qualche tipo di disfunzione neurobiologica (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1992).


L’ICD-10 sottolinea inoltre l’associazione tra i disturbi di lettura e i disturbi di linguaggio: “i disturbi specifici della lettura frequentemente sono preceduti da una storia di disturbi evolutivi specifici dell’eloquio e del linguaggio” (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1996, p. 250) e la probabile comorbidità tra disturbi di apprendimento e disturbi emozionali e comportamentali, specialmente in età scolare.


Per quanto riguarda la continuità tra i disturbi del linguaggio orale e scritto è ancora aperto un vivace dibattito.


La Dislessia Evolutiva è un disturbo cronico, la cui espressività si modifica in relazione all'età e alle richieste ambientali; essa si manifesta con caratteristiche diverse nel corso dell’età evolutiva e nelle varie tappe dell’apprendimento scolastico.



2. Dislessia Evolutiva e Memoria di lavoro



La Memoria di lavoro svolge un ruolo determinante in molte abilità cognitive, come l’acquisizione del linguaggio (Engel de Abreu, Gathercole e Martin, 2011; Gathercole e Baddeley, 1989; ), lo sviluppo di abilità matematiche (Dark e Benbow, 1990; De Smedt, Taylor, Archibald e Ansari, 2010), l’orientamento e la memoria di volti (Duff e Logie, 1999; Hanley, Young e Pearson, 1991), la comprensione del testo (Gathercole e Pickering, 2000) e, in particolar modo, l’acquisizione della lettura (Alloway e Gathercole, 2005; Bertelli e Bilancia, 2005; Gathercole e Baddeley, 1993).


Numerosi sono gli studi in letteratura che hanno indagato il rapporto tra Memoria di lavoro e sviluppo dell’abilità di lettura.


In particolare, è stato esplorato il ruolo svolto dalle molteplici componenti della Memoria di lavoro nell'acquisizione del processo di transcodifica.


Per quanto riguarda la Dislessia Evolutiva, alcuni studi imputano le responsabilità alle strutture subordinate del Circuito Fonologico e del Taccuino Visuo-Spaziale.


Sono numerose le evidenze che supportano il coinvolgimento della componente fonologica della memoria di lavoro nell'acquisizione della lettura e la frequente associazione tra difficoltà di lettura e deficit di memoria fonologica (de Carvalho, Kida, Capellini e de Avila, 2014; Gathercole et al., 2005; Wimmer, Frith e Landerl, 1998).


Più controverse risultano le associazioni tra deficit nella Memoria di lavoro visiva e difficoltà nella lettura (Gathercole e Alloway, 2006; Reiter, Tucha e Lange, 2005; Wang e Gathercole, 2013).


In particolare, per quanto riguarda il Taccuino Visuo-Spaziale, gli studi non hanno ancora chiarito tale relazione. L’orientamento prevalente tra gli autori sembra escludere un coinvolgimento di questa componente nei processi di letto-scrittura (Kibby, 2009; Swanson e Siegel, 2001; Vellutino, Smith, Steger e Kaman, 1975).


Uno studio di Howes, Bigler, Lawso e Burlingame (1999) ha rilevato deficit di memoria fonologica in bambini con Dislessia Evolutiva e, in alcuni di essi, un problema aggiuntivo a carico della memoria visuo-spaziale (Henry, 2001).



3. La valutazione della componente mnestica nella Dislessia Evolutiva



Lo strumento golden standard per la misurazione dell’ampiezza del Magazzino Fonologico è la prova Memoria di cifre, subtest contenuto nella scala WAIS-IV.


Tale prova consiste nella lettura a voce alta da parte dell’esaminatore di una sequenza di cifre di lunghezza crescente che il testando deve ripetere immediatamente dopo la presentazione, nello stesso ordine con cui sono state pronunciate.


Nonostante il Circuito Fonologico sia stata la componente della Memoria di lavoro più studiata in relazione alla lettura, rimane ancora poco chiaro quale meccanismo sia responsabile della sua inefficienza.


Tra le prove che indagano l’efficienza del sistema Esecutivo Centrale ricordiamo, all'interno della WAIS IV, la ben nota prova Memoria di cifre inversa contenuta nel subtest Memoria di cifre.


Altre prove vengono utilizzate, in ambito clinico e sperimentale, per indagare la componente esecutiva della memoria di lavoro attraverso materiale verbale e visuo-spaziale.


All'interno della WMS-IV troviamo alcuni subest che ci forniscono indicazioni sul funzionamento della Memoria di lavoro.


In particolare, alcune prove permettono una misura indiretta del Circuito Fonologico e del buffer episodico, mentre lo Span di simboli e l’Addizione spaziale forniscono una misura di retta e quantitativa del funzionamento del terzo servosistema della Memoria di lavoro e della componente esecutiva attraverso materiale visuo-spaziale.


Infatti, il Taccuino Visuo-Spaziale è misurato dal subtest Span di simboli e, seppur in modo parziale, dal subtest Addizione spaziale che indaga, prevalentemente, la componente spaziale, oltre alla capacità di manipolazione mentale degli stimoli.


Inoltre, attraverso il punteggio di contrasto tra il punteggio composito Indice di Memoria di lavoro (IML), contenuto nella WAIS-IV, e l’Indice di Memoria di lavoro visiva (IMLV) della WMS-IV è possibile determinare l’esistenza di un deficit di modalità-specifica nella Memoria di lavoro.




Bibliografia



Marco Timpano Sportiello, Stefania Tocchini, Guida all'uso clinico della WMS-IV, Giunti Psychometrics 2020


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