Introduzione



Sin dalle prime fasi della pandemia l’IRCCS Giannina Gaslini ha condotto un’indagine per monitorare l’impatto psicologico della pandemia Covid-19 sui bambini e sulle loro famiglie, da cui è emerso come la situazione di isolamento abbia determinato una condizione di stress (per approfondimenti, leggi l'articolo Stress: sintomi e rimedi), con importanti ripercussioni tanto sulla salute fisica quanto su quella psicologica di genitori e figli.


I risultati dell’indagine hanno mostrato come bambini e adolescenti abbiano manifestato un generale aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno e d’ansia.


In questo articolo parleremo dei disturbi di ansia in età pediatrica, con un particolare focus sugli attacchi di panico (per approfondimenti, leggi l'articolo Attacchi di panico: sintomi, meccanismi, cause, intervento) diurni e notturni e sulle diagnosi differenziali relative ai risvegli notturni dei bambini.



1. Disturbi di ansia e panico in infanzia e adolescenza



I disturbi d’ansia tendono ad emergere durante l’infanzia, ma alcuni di essi mostrano una prevalenza che varia per diverse età: sembrerebbe che la prevalenza dei disturbi d’ansia aumenti nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza, ma mentre i tassi di disturbo di Ansia da separazione e Disturbo d’ansia generalizzato diminuiscono, vi sarebbe un aumento del tasso di prevalenza di Fobia sociale e del Disturbo di panico.


Nel DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione) i quadri clinici afferenti ai Disturbi d’ansia vengono descritti facendo riferimento all’intero arco di vita, pertanto le medesime categorie sono riconducibili all’infanzia, all’adolescenza e all’età adulta.


I Disturbi d’ansia in infanzia e adolescenza sono connotati da sentimenti pervasivi di preoccupazione, sentimenti di oppressione e attesa, nonché da sintomi fisici che si manifestano per la maggior parte dei giorni.


Le preoccupazioni sono principalmente riferibili agli impegni scolastici e sociali o, in generale, alle performance. Come nell’adulto, il bambino è attanagliato da pensieri specifici, come, per esempio, il timore che possano verificarsi eventi spiacevoli alle persone care, o pensieri circa il timore di non farcela.


In questi bambini può essere presente una tendenza al perfezionismo, che incrementa il senso di tensione e conduce ad un eccessivo investimento nelle attività oppure, al contrario, a comportamenti di evitamento.


Si possono manifestare anche sintomi somatici quali cefalea, vomito, dolori addominali, e una riduzione delle capacità attentive, con distrazione e svogliatezza.


Nel quadro dei Disturbi d’ansia rientra il Disturbo di panico, un quadro clinico caratterizzato da attacchi di panico, ossia ricorrenti e improvvisi picchi di terrore e ansia in assenza di un pericolo reale, che raggiungono il picco in circa 10 minuti.


Per parlare di attacco di panico è necessaria la presenza di almeno 4 dei seguenti sintomi (APA, 2013):


  1. palpitazioni o tachicardia

  2. sudorazione

  3. tremori

  4. brividi o vampate di calore

  5. vertigini, sensazione di svenimento, testa leggera

  6. sensazione di asfissia

  7. sensazione di soffocamento

  8. dolore al petto

  9. nausea o dolori addominali

  10. sensazioni di formicolio o di intorpidimento

  11. derealizzazione (senso di irrealtà e distacco rispetto all’esterno) o depersonalizzazione (sentirsi distaccati da se stessi)

  12. sensazione di perdita del controllo o di impazzire

  13. paura di morire


Per formulare una diagnosi di Disturbo di panico è necessario che gli attacchi siano ricorrenti, inaspettati e accompagnati da altri segni, tra cui:


  • costante preoccupazione per il manifestarsi di ulteriori attacchi;

  • intensa paura dei sintomi e degli effetti di essi (per esempio, la paura di morire o di perdere il controllo);

  • comportamenti di evitamento dei luoghi associati agli attacchi di panico.


I sintomi del panico sono rari durante l’infanzia, ma spesso si manifestano o si intensificano nel corso dell’adolescenza.


Poiché gli attacchi di panico possono verificarsi in qualsiasi momento e possono essere attivati ​​da diverse circostanze o segnali, i bambini/ragazzi che ne soffrono tendono ad evitare i luoghi in cui si sono manifestati i sintomi in precedenza e altri luoghi in cui non potrebbero scappare o ricevere soccorso (per esempio luoghi chiusi o affollati).


Possono cercare di non uscire di casa da soli e, nei casi più gravi, possono persino evitare di uscire. Per esempio, il bambino può essere riluttante ad andare a scuola o separarsi dai genitori. 


Gli attacchi di panico possono interferire con diverse aree di funzionamento del bambino/ragazzo, come le relazioni sociali, il rendimento scolastico e, più in generale, con lo sviluppo. 


Tra i fattori di rischio per lo sviluppo di un Disturbo di panico rientrano:


  • avere una storia familiare di disturbi d’ansia, disturbo bipolare e/o depressivo

  • una storia di sintomi simili a quelli del panico che non soddisfano i criteri per un attacco di panico

  • problemi respiratori (es. asma)


I bambini e gli adolescenti che soffrono di attacchi di panico possono iniziare ad esperire ansia costante e sono esposti ad un maggiore rischio di sviluppare disturbi dell’umore, uso di sostanze e ideazione suicidaria. Se non trattati, è probabile che i disturbi d’ansia ad esordio giovanile persistano nell’età adulta.



2. Differenza tra attacchi di panico notturni e altri quadri clinici



Nell’esperienza del sonno sono stati identificati diversi fenomeni di risveglio, tra cui gli attacchi di panico notturni, che richiedono una corretta diagnosi differenziale rispetto ad alcuni specifici disturbi del sonno descritti all’interno del DSM-5 (APA, 2013).


Alcune Parasonnie, disturbi del sonno connotati da esperienze anomale ed eventi fisiologici che si verificano in particolari momenti del sonno, presentano delle caratteristiche che possono lasciar pensare ad attacchi di panico notturni. Tra queste si segnalano i:


  • Disturbi dell’arousal del sonno non-REM, che si distinguono in Sonnambulismo e Terrori nel sonno e comportano risvegli incompleti a poche ore dal primo sonno

  • Disturbo da incubi


I Terrori nel sonno (precedentemente definiti pavor nocturnus), sono molto comuni nei bambini e sono connotati da risvegli incompleti ricorrenti, costellati da panico, terrore, tachicardia, sudorazione e respiro corto. 


In questa occasione il bambino appare confuso e inconsolabile, non riconosce l’ambiente e le persone circostanti e, in seguito, presenta amnesia dell’episodio.


Questo fenomeno può essere associato a enuresi e sonnambulismo ed è tipico dell’età prescolare; tende invece a diminuire dopo la pubertà.


Nel Disturbo da incubi, i risvegli sono dovuti al configurarsi di prolungati sogni vividi e minacciosi per l’integrità della persona, e comportano un rapido risveglio durante il quale l’individuo torna rapidamente ed essere vigile e orientato.


Inoltre, i risvegli notturni possono essere causati da Apnea o ipopnea ostruttiva del sonno, un particolare Disturbo del sonno correlato alla respirazione (APA, 2013) che implica la frequente ostruzione, parziale o totale, delle vie respiratorie superiori tali da indurre improvvisi risvegli, che comportano insonnia e sonnolenza ma non sono connotati da particolare ansia.


Tuttavia, poiché condiziona la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna, l’apnea può contribuire allo sviluppo di attacchi di panico notturni.


Gli attacchi di panico notturni o panico notturno si riferiscono invece all’improvviso risveglio, che solitamente avviene nella fase di sonno non-REM, in uno stato di panico, ossia di intensa paura e disagio, costellato dai tipici sintomi degli attacchi di panico diurni.


Il respiro affannoso e il senso di soffocamento possono far pensare a un risveglio dovuto ad apnea/ipopnea, tuttavia gli attacchi di panico notturni si differenziano per la loro minor frequenza e per il fatto che solitamente non comportano sonnolenza.


Per parlare di panico notturno, è necessario che i risvegli non siano dovuti ad altri disturbi del sonno conclamati o da rumori ambientali.


Soffrire di attacchi di panico, infatti, può indurre bruschi risvegli durante il sonno profondo ma, a differenza dei Terrori nel sonno, questi risvegli sono rapidi, completi e privi di confusione o amnesia. Inoltre, a differenza di quanto succede nei risvegli dovuti agli incubi, il risveglio non comporta particolari immagini oniriche e i sintomi sono sovrapponibili a quelli degli attacchi di panico diurni.


Il profilo clinico del panico notturno non differisce in modo significativo dagli attacchi di panico che si verificano da svegli. Un attacco di panico notturno è infatti caratterizzato da almeno quattro o più dei sintomi descritti in precedenza per gli attacchi di panico. Alcune persone possono sperimentare anche meno di quattro sintomi, in tal caso si parla di attacco di panico con sintomi limitati.


Questo fenomeno viene sperimentato più spesso da persone con un disturbo d’ansia conclamato, come per esempio il Disturbo di panico e il Disturbo d’ansia caratterizzato da attacchi di panico. Un altro disturbo in cui sono stati documentati episodi di panico notturno è il Disturbo da stress post-traumatico.



3. Cause e fattori di rischio per gli attacchi di panico notturni



In letteratura sono presenti poche ricerche sugli attacchi di panico notturni, pertanto gli esperti non ne hanno ancora compreso le cause esatte. Di seguito alcune delle ipotesi formulate.


Secondo l’Ipotesi del falso allarme da soffocamento, le persone con Disturbo di panico sarebbero ipersensibili alla CO2 per via dell’abbassamento della soglia del sistema di allarme per soffocamento (un sistema fisiologico di allarme che monitora le informazioni su un potenziale soffocamento). Tale ipersensibilità spiegherebbe la comparsa di attacchi di panico spontanei durante il rilassamento e il sonno profondo non-REM, momenti nei quali si osserva un rapido aumento della concentrazione di CO2.


Gli attacchi di panico notturni possono essere condizionati anche dagli eventi e dalle circostanze vissute nel corso della giornata, dal consumo di droghe o alcol e dalla maggiore attivazione individuale legata alla presenza di un disturbo d’ansia.


Inoltre, la paura di esperire ulteriori attacchi di panico può ostacolare l’addormentamento o addirittura impedirlo, causando un peggioramento generale della qualità del sonno, lo sviluppo di disturbi del sonno e l’aumento dei livelli di stress.


Alcuni dei fattori di rischio per lo sviluppo di attacchi di panico notturni sono:


  • vulnerabilità familiare (componenti della famiglia con una storia di attacchi di panico o altri disturbi d’ansia);

  • tratti di personalità;

  • eventi di vita stressanti (es. lutti, separazioni/divorzi, difficoltà a scuola e nella rete sociale, nascita di un/a fratello/sorella, ospedalizzazioni);

  • altri disturbi d’ansia.


Rispetto agli eventi di vita stressanti, l’attuale pandemia da Covid-19 rappresenta un’importante fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi d’ansia e di panico.


In questo frangente, l’IRCCS Giannina Gaslini ha attivato un programma di monitoraggio e intervento dedicato al supporto delle famiglie e della popolazione pediatrica con l’obiettivo di individuare precocemente possibili situazioni di criticità.


Nell’indagine che l’Istituto ha condotto per monitorare l’impatto psicologico della pandemia Covid-19 sui bambini e sulle loro famiglie, è emerso come la situazione di isolamento abbia determinato una condizione di stress con importanti ripercussioni tanto sulla salute fisica quanto su quella psicologica di genitori e figli.


I risultati dell’indagine mostrano come bambini di età inferiore ai 6 anni abbiano mostrato un aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno e di ansia, mentre tra i 6 e i 18 anni le problematiche più frequenti riguardano l’ansia e il sonno (difficoltà di addormentamento e al risveglio). Inoltre, negli adolescenti è stato riscontrato un aumento dell’instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti nel tono dell’umore.


Dall’indagine è emerso anche che la gravità del malessere dei figli correlava significativamente con quella dei genitori, che hanno riportato a loro volta sintomi di stress, ansia, alterazioni dell’umore e disturbi del sonno, nonché consumo di farmaci ansiolitici e ipnotici.



4. Diagnosi e intervento per gli attacchi di panico nei bambini



Per prevenire l’insorgere degli attacchi di panico nei bambini è importante lavorare con la famiglia nell’ottica di migliorare la gestione dello stress, per esempio insegnando tecniche di respirazione lenta e profonda e tecniche di rilassamento, nonché riservando uno spazio da dedicare alla costruzione di esperienze positive, di gioco, condivisione ed espressione delle emozioni.


Il Disturbo di panico nei bambini può essere difficile da diagnosticare ma, laddove adeguatamente individuato, risponde bene al trattamento. 


In letteratura l’approccio terapeutico più efficace risulta essere quello cognitivo comportamentale classico e di nuova generazione, che può venire associato ad una farmacoterapia.


Esistono protocolli cognitivo comportamentali specifici per bambini e genitori che aiutano ad apprendere delle strategie e nuove modalità per far fronte allo stress e agli eventi di vita ansiogeni.


Per trattare gli effetti e controllare i sintomi degli attacchi di panico può essere prescritta una farmacoterapia. I farmaci più utilizzati afferiscono alla classe degli inibitori della ricaptazione della serotonina e le benzodiazepine, sebbene quest’ultime possano avere effetti sedativi e compromettere la memoria e l’apprendimento del bambino.


Formulare una diagnosi precoce e procedere con l’intervento può prevenire lo sviluppo di ulteriori quadri clinici correlati al Disturbo di panico (es. altri disturbi d’ansia come l’agorafobia, disturbi dell’umore e abuso di sostanze).



Bibliografia


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IRCCS Gaslini, Università degli Studi di Genova, Impatto psicologico e comportamentale sui bambini delle famiglie in Italia



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