Negli ambienti in cui si svolge la ricerca scientifica c’è, spesso, la tendenza a considerare vecchio tutto quello che non è molto recente; questo succede specialmente quando il linguaggio di cui si è servito un autore non è organizzato in modo da poter venire agevolmente tradotto in uno dei linguaggi tecnici nati in tempi successivi, e connessi a esigenze metodologiche nuove, che trovano generalmente la loro giustificazione nell'applicazione di strumenti più precisi e sensibili in certi definiti campi di ricerca, anche se non sono facilmente estensibili all'esplorazione di campi differenti. 



L’uomo di scienza, come l’uomo della strada, è soggetto alla tentazione di generalizzare quei giudizi che ha potuto costruire con successo su alcune classi di esperienze; e spesso tenta di allargare fino ai limiti del ragionevole la portata di un metodo o di una teoria che abbiano dato frutti eccellenti in uno specifico settore dei suoi studi. 



Questo procedimento può di quando in quando far scoprire problemi nuovi in mezzo a convinzioni vecchie; ma non è escluso che altre volte metta lo studioso nella deprecabile condizione di non vedere più il senso di un problema che magari offre qualche resistenza al suo tentativo di reimpostazione, ma che, d’altra parte, ripensato nella versione “classica”, ancora potrebbe dar luogo a riflessioni ed esperienze produttive. 



Credo che l’accelerazione del processo di “superamento” di concezioni e punti di vista del passato che caratterizza la scienza d’oggi possa essere in più di un caso interpretato alla luce di questo schema. 



In alcuni settori della psicologia sperimentale le cose sono andate molto in fretta, negli ultimi vent'anni; le ricerche più recenti hanno soppiantato teorie e concetti che pochi anni fa parevano solidamente fondati; a volte questa sostituzione è avvenuta in modo vistoso e radicale, come è accaduto negli studi sulla personalità dopo l’introduzione dei metodi che impiegano l’analisi fattoriale, o nel caso della psicologia del linguaggio, grazie alle tecniche della psicolinguistica. 



In particolar modo gli strumenti statistici hanno permesso in queste e altre regioni della ricerca psicologica alcune vere e proprie rivoluzioni. 



Ma se proviamo a guardare le cose da vicino, non sono stati i grossi successi di tali tecniche in quei settori a provocare nuove idee – per esempio – nella teoria della percezione o nello studio del pensiero (del pensiero come fatto distinguibile dal linguaggio o da altri comportamenti non verbali che intervengono nei processi di comunicazione); non pare che i tentativi di procedere su questa strada abbiano dato molta soddisfazione a quegli studiosi che trovano interessante inventare delle domande intorno all'organizzazione dell’esperienza del mondo esterno, oppure intorno alla propria o altrui abilità nel vedere i problemi e le vie delle possibili soluzioni – anche se in linea di principio non esiste alcuna obiezione decisiva contro l’applicabilità dei più sottili criteri quantitativi a tali aspetti dell’esperienza umana. 



Non si è veduto, per ora, che dalla loro applicazione siano nate idee veramente nuove, tali da mettere in crisi il senso dei problemi tradizionali. 



In luogo di questo, è semplicemente accaduto che alcuni problemi hanno finito coll'essere trascurati, come se avessero perduto un po’ del loro fascino, o fossero diventati il segno di una cultura scientifica non più à la page tanto che non varrebbe neppure la pena di indicare un’accusa concreta e circostanziata capace di liquidarli. 



Affrontando i capitoli di questo libro di Wertheimer, in breve, il lettore deve lasciare da parte per un momento l’encomiabile desiderio di essere o di apparire à la page, e mettersi invece nella condizione di spirito di colui che è veramente animato dalla curiosità di sapere come accadono certe cose: com'è che un problema si configura e si risolve, come può aver luogo in effetti un procedimento inferenziale, una derivazione analitica, una soluzione puramente analogica, un errore, o una scoperta, per piccola che questa sia. 




Max Wertheimer, Il pensiero produttivo, Introduzione a cura di Paolo Bozzi, Giunti Psychometrics 2019



Per approfondimenti:



Sigmund Freud, L'interpretazione dei sogni


George H. Mead, Mente, sé e società


Jean Piaget, Psicologia dell'intelligenza


Ernest Jones, Che cos'è la psicoanalisi


Jean Piaget, Il giudizio morale nel bambino


Lev S. Vygotskij, Pensiero e linguaggio